Sull’idea di Natura

“I bei tempi antichi, i sapori di una volta, i rimedi della nonna, la genuinità di certi prodotti, l’armonia con la natura sono richiami che esercitano un fascino irresistibile su molti individui. È quindi inevitabile che di essi si sia impadronito il marketing. “Ecologico”, “biologico”, “verde”, “naturale”, “genuino”, “tipico”, “di una volta”, “sostenibile”, sono ormai termini che ricorrono costantemente nel linguaggio pubblicitario. È piuttosto paradossale che ciò che è nato come contrapposizione e rifiuto della società consumistica sia oramai utilizzato proprio per aumentare i consumi. […]

Inoltre ciò che viene chiamato naturale, molto spesso non è affatto ciò che non ha subito interventi da parte dell’uomo. Al contrario viene chiamato naturale semplicemente ciò cui molta gente è abituata.

Questa sostanziale confusione tra natura e tradizione è oltretutto abbastanza pericolosa poiché induce molta gente a pretendere di imporre agli altri le proprie opinioni personali, in nome di una presunta, ma del tutto infondata, naturalità. [..]

Si possono trovare numerosissimi esempi che dimostrano inequivocabilmente che non è affatto vero che ciò che è naturale sia necessariamente buono. La natura segue il suo corso, totalmente indifferente nei confronti delle esigenze umane.

Ritenere che ciò che è naturale sia necessariamente benefico per l’uomo è un mito tanto diffuso quanto continuamente smentito dai fatti. La natura non è né buona né cattiva: semplicemente non ha senso attribuirle qualità morali.”

Questa lunga citazione è tratta dall’introduzione di Silvano Fuso al dossier del n. 54 della rivista del CICAP, Query, dal titolo “Sull’ideo di natura – Riflessioni su un concetto non tanto naturale“. Da leggere tutto il dossier.

 


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